Quanto vale la qualità?
Da quando ho iniziato ad apprezzare il cioccolato di alta qualità la mia vita è cambiata. Ero una forte consumatrice di barrette al latte e creme spalmabili industriali e il passaggio non è stato semplice. Lo ammetto, all’inizio l’idea di pagare 4,50 € o più per una barretta da 50 g, che per me significava lo spuntino di una mezz’ora, e per di più fondente, era folle: non potevo certamente permettermi di spendere così tanto!
Una mia amica, ora anche collega, ha iniziato a viziarmi con le tavolette con inclusioni di frutta di Pacari. Me le regalava a ogni occasione con l’intento di farmi apprezzare il cioccolato di livello superiore. Una delle prime, lo ricordo come fosse oggi, è stata la barretta Cherry 60% cioccolato Ecuador con l’inclusione di ciliegie. Sicuramente una tra le più “dolci” di Pacari. L’aveva scelta per rendere meno “traumatico” il passaggio dalle mie terribili abitudini. Beh, l’ho finita in un attimo e ne volevo ancora. Ammetto però che per smettere definitivamente di acquistare cioccolato industriale è servito un po’ più di tempo.
Ho iniziato a “mangiare responsabilmente” il cioccolato da circa un anno e mezzo, ovvero da quando ho capito cos’è davvero il cioccolato di qualità e che differenza c’è con quello industrializzato.
Quando oggi mi capita di assaggiare dolci preparati da amiche, puntualizzano: “Ma guarda che l’ho fatto con il cioccolato da supermercato, eh! Non criticare.” È accaduto proprio ieri sera, mi hanno offerto dei brownie secondo me rovinati dalla qualità scadente del cioccolato. Ho chiesto alla cuoca come mai non optasse per un prodotto di qualità superiore e la risposta è stata incerta per concludersi con un “sarebbe sprecato in un dolce”. Buffo a sentirsi poiché lo pensavo anch’io tempo fa.
Mi ha fatto cambiare idea la conoscenza approfondita del mondo del cacao. Capire cosa significa coltivare in modo sostenibile e non con alberi o persone “sfruttate” o addirittura con colture modificate geneticamente per produrre di più, comprendere il processo di fermentazione ed essiccazione fatto con criterio, in un ambiente “sano” e le lavorazioni successive con il minimo “stress” delle fave. Tutto questo fa la differenza e si sente nel gusto.
Se per preparare la nostra torta scegliamo le uova di galline allevate a terra, il latte bio e la frutta di un certo tipo, perché ci accontentiamo di un cioccolato di qualità scadente, privo di aromi e in cui prevale solo un gusto amaro? La mia risposta alla cuoca, ieri, è stata: “Perché devi tenere alla tua salute e alla qualità di quello che mangi.” È rimasta basita.
Ripenso a quella me di due anni fa, che trangugiava quantità spropositate di barrette al latte industriali, e guardo come mangio oggi: un pezzetto per volta, non una barretta per volta, e facendolo sciogliere lentamente il cioccolato, in modo da assaporare tutti gli aromi. Perché la qualità va gustata piano.
Sono cambiata in meglio e la mia salute non può che ringraziare.
Lorena