Uova di Pasqua e Ovetti per ogni occasione
Vi hanno sempre affascinato le uova decorate in pasticceria? Vorreste delle uova di Pasqua con cioccolato di alta qualità ma senza spendere una fortuna? Perché non provare a farvele in casa?
Ecco una guida passo a passo per realizzare delle bellissime uova o ovetti fai da te!
Cosa vi serve:
– Stampo
– Materia prima
Queste sono le due cose principali. Per quanto riguarda lo stampo avete due strade: se non siete molto pratici vi conviene iniziare con uno stampo in silicone, in modo da saltare tutta la parte della lavorazione sul piano di marmo. Se invece avete già una discreta manualità, optate per gli stampi rigidi in policarbonato. Nel secondo caso potrete anche divertirvi a decorare le uova prima di estrarle.
Esistono stampi di ogni formato, dal più piccolo al più grande, vi consiglio comunque di iniziare da un formato al massimo da 130/150 g (per mezzo guscio) in modo da fare un po’ di pratica.
Per la materia prima potete scegliere quella che preferite dalla pagina professional dove troverete sia gocce sia tavolotte da 1 kg.
Proseguiamo con le varie fasi:
1 – Sciogliere il cioccolato: il metodo più sicuro è a bagno maria, stando attenti che il pentolino non tocchi l’acqua sotto e che nessuna goccia tocchi il cioccolato (perciò attenzione anche ad asciugare bene la condensa quando toglierete il tegame dal fuoco!). Il secondo metodo è il microonde, in cui però bisogna prestare molta attenzione alla temperatura. Se portate il cioccolato a temperature troppo alte, rischierete di rovinarlo irrimediabilmente.
Se usate il microonde impostatelo a 750 W (o alla temperatura più simile possibile) e mettete il cioccolato in gocce o in piccoli pezzi in un recipiente – meglio se di silicone – per un massimo di 15/20 secondi, quindi rigiratelo con una spatola. Ripetete l’operazione fino a completo scioglimento del cioccolato. Verificate quindi che sia alla temperatura ideale per l’utilizzo che è circa 30 °C.
2 – Temperaggio: significa portare il cioccolato alla temperatura ideale perché risulti lucido e con un giusto punto di rottura alla fine. Se avete uno stampo di silicone sarà sufficiente raggiungere la temperatura ideale prima di usare il cioccolato, se invece avete lo stampo in policarbonato dovrete seguire con attenzione questi step.
– Sciogliete il cioccolato e attendete che arrivi a circa 50° (cercate di essere il più precisi possibile). Indispensabile un termometro da cucina.
– Versate tre quarti del cioccolato su un piano di marmo e lavoratelo con una spatola per farlo scendere velocemente di temperatura (deve arrivare a circa 26/27°).
– Rimettete il cioccolato temperato nella ciotola e mescolatelo con quello iniziale; in questo modo dovreste ottenere una temperatura di circa 30°. Se è ancora troppo caldo, ripetete l’operazione sulla piana.
Questa manovra è indispensabile per far sì che il cioccolato si stacchi senza problemi dallo stampo in policarbonato. Se invece avete lo stampo in silicone, potete saltare la parte della “spatolatura” e versarlo a circa 30°.
A questo punto il vostro cioccolato è pronto per essere usato. Se lo stampo è grande serviranno due passaggi, se invece gli ovetti sono molto piccoli è probabile ne basti uno. In linea generale dovresti riuscire a creare uno spessore di almeno 2/3 mm.
Lavorando a casa e gestendo piccole quantità di cioccolato, non riuscirete a colmare lo stampo fino al bordo (come si vede spesso nei video tutorial in cui i cioccolatieri riempiono i mezzi gusci direttamente dalla temperatrice), sarà sufficiente inserire una quantità di cioccolato tale da poter ricoprire ogni parte roteando lo stampo. Se volete un lavoro fine, non usate spatole o pennelli per questa operazione, piuttosto, se il cioccolato è particolarmente denso (capita soprattutto se è un cioccolato al latte), aggiungete un pezzetto di burro di cacao per renderlo più liquido.
Steso il primo strato date dei piccoli colpetti allo stampo contro il piano di lavoro in modo che scoppino eventuali bolle d’aria, poi capovolgete lo stampo in modo che fuoriesca il cioccolato in eccesso (che recupererete). Prima che il cioccolato si secchi, con la spatola rimuovete bene i bordi che fuoriescono dallo stampo, in modo che il margine dell’uovo sia il più preciso possibile.
Lasciate rapprendere per 15/20 minuti e procedete con la seconda colata cercando di passare uno strato sufficiente lungo i bordi. Anche in questo caso pulite bene i margini, dopodiché lasciate cristallizzare per almeno un paio d’ore. Se avete lo stampo in policarbonato sarà semplice vedere quando l’uovo è pronto perché noterete il “distaccamento” in trasparenza. Allora basterà capovolgere e dare un lieve colpetto per fare uscire la forma.
Se non siete stati precisi sulle temperature potrebbe fare fatica a uscire. Qualche colpetto in più allo stampo vi darà una mano. Mai usare arnesi di metallo o appuntiti sullo stampo poiché si righerà irrimediabilmente! A mali estremi, per recuperare il cioccolato riscaldate lo stampo e aiutatevi con una spatola di silicone, ma attenzione alle temperature.
Se avete seguito con impegno tutte le fasi avrete due bei gusci lucidi. Per unirli sarà sufficiente scaldare una piastra da forno a circa 50° e appoggiarli per qualche secondo. Il cioccolato sui bordi si scioglierà e potrete attaccare perfettamente le parti. Vi consiglio di usare guanti di cotone in tutta l’operazione per non lasciare antiestetiche ditate sulla superficie.
Decorazioni:
Prima o dopo? Lo stampo in policarbonato permette di farle prima. È sufficiente avere del cioccolato bianco o del burro di cacao per ottenere simpatici effetti a contrasto con il cioccolato scuro. Potete anche osare con dei coloranti alimentari in polvere, da miscelare sempre al burro o al cioccolato bianco.
Date libero sfogo alla vostra fantasia usando pennelli o uno spazzolino (da tenere solo per la cucina). Io procedo così: uso piccoli recipienti in cui sciolgo un pezzetto di burro o cioccolato a cui unisco i coloranti, in modo da potermi sbizzarrire con varie tonalità. L’oro conferisce sempre un bel tocco. Se il colore avanza, lo conservo in frigo per l’occasione successiva.
Una volta decorato il policarbonato, fate ben asciugare (tranquillamente in frigo) le decorazioni prima di colare il cioccolato. Se non saranno ben asciutte, potrebbero “sciogliersi” nella fase successiva.
Se avete usato lo stampo di silicone potete decorare l’uovo dopo, ad esempio spruzzando con uno spazzolino delle gocce di vari colori. Esistono in commercio anche spray alimentari colorati: il limite è la fantasia!
Il tocco in più:
Vi piace la frutta secca? Potete attaccarla all’interno, prima che il cioccolato si rapprenda, oppure potete tritarla grossolanamente e unirla al cioccolato quando lo colate, in questo caso vedrete i pezzettini in superficie.
Buon cioccolato a tutti!
Lorena Laurenti
Cioccolata in Tazza con Aruntam Virgin Cacao – Polvere di Cacao Naturale Bio
1 litro di LATTE
80 g ARUNTAM VIRGIN CACAO POWDER BIO
50 g ZUCCHERO DI CANNA BIO
Miscelare gli ingredienti con una frusta e portare a ebollizione. Far bollire per circa 12 / 18 minuti mantenendo costante la miscelazione con la frusta.
In base al tempo di ebollizione e della tipologia del latte si ottiene la consistenza, per esempio con latte intero e fresco la cioccolata diventa più densa. Se si aumenta il tempo di ebollizione aumenta la densità.
Nota:
Quando la cioccolata si raffredda può diventare molto densa, quasi un budino, ma torna liquida quando si scalda.
La quantità di zucchero da inserire varia in base al gusto personale, noi abbiamo inserito nella nostra ricetta quello che riteniamo sia il minimo indispensabile.
Enjoy!
Ecco il video che illustra come ottenere una perfetta miscelazione degli ingredienti:
Torta Tenerina… come la Mamma
La festa della Mamma sta arrivando… falle una dolce sorpresa!
Ecco l’antica ricetta della Torta Tenerina, specialità tipica di Ferrara, una delizia al cioccolato che la conquisterà!
Davvero molto semplice e veloce da realizzare, l’importante è scegliere un cioccolato di alta qualità: visto che è l’ingrediente principale, saranno proprio le sue note aromatiche a contraddistinguere la bontà del dolce.
Ingredienti:
200 g di cioccolato fondente (Linea Professionale)
125 g di burro
2 uova
100 g di zucchero
2 cucchiai scarsi di farina
Un pizzico di sale
1 – Sciogli il cioccolato fondente a bagnomaria o con il microonde, in questo caso fai più passaggi da 20/30 secondi alla volta fino a quando sarà cremoso e liscio.
2 – Aggiungi al cioccolato il burro a cubetti e mescola fino allo scioglimento.
3 – Monta i tuorli con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e spumoso.
4 – Continuando a sbattere unisci il cioccolato unito al burro, a seguire la farina, poco a poco senza fare grumi.
5 – Monta gli albumi uniti al pizzico di sale a neve compatta e incorporali al resto mescolando lentamente dal basso verso l’alto per non far smontare.
6 – Imburra e infarina una tortiera del diametro di circa 24 cm e inforna (in forno già caldo) a 180° per 25-30 minuti. Lascia raffreddare la torta nel forno con lo sportello socchiuso.
Una volta fredda, se lo gradisci, potrai spolverizzarla con lo zucchero a velo.
Enjoy!
Auguri Papà
Bambini, questa ricetta è per voi!
Volete fare felice il vostro papà nel suo giorno speciale? Preparate in casa questa semplicissima e velocissima torta al cioccolato!
Quando sarà pronta, mandateci le vostre foto! 😀
Ingredienti:
200 g cioccolato fondente (percentuale del cioccolato a piacere)
180 g farina
160 g zucchero
120 ml latte
110 g burro
2 uova
1 bustina lievito
1 pizzico di sale
1- Spezzettate il cioccolato in una ciotola e unite il burro
2- Sciogliete in microonde lasciandolo 30/40 secondi per 3 volte o fino a completo scioglimento
3- Aggiungete lo zucchero e mescolate bene
4- Aggiungete le uova intere e mescolate bene
5- Aggiungete la farina, unita a lievito e sale, un po’ per volta mescolando bene
6- Aggiungete il latte un po’ per volta mescolando bene
Versate il composto liscio e cremoso in uno stampo per torte imburrato e infarinato o ricoperto da carta da forno. Poi cuocete in forno preriscaldato a 180° per 30 minuti. Fatevi aiutare dalla mamma!
Sei vegano? Sostituisci il latte vaccino con latte di mandorla o altra bevanda, il burro con pasta di nocciole (se non l’hai pronta ti basterà frullare per qualche minuto 110 g di nocciole fino a ottenere una morbida crema) e le uova con una banana matura schiacciata. Il gusto sarà ancora più WOW!
Sei intollerante al glutine? Usa un mix di farina di avena e di riso!
Gnam, che buona!
Cacao Blu: Mito, Leggenda o una Rivoluzione Copernicana?
Alcune testate giornalistiche lo hanno definito “il cioccolato dei Puffi” e le multinazionali litigano per le privative sullo sfruttamento della scoperta; mentre in rete un gruppo di giovani imprenditori finlandesi ha organizzato un crowdfunding per realizzare una “Alfr Razn”, dal gotico “Casa degli Elfi”, la prima fabbrica di cioccolato con cacao autoctono.
Ma cos’è il cacao blu e perché tutti ne parlano?
Dobbiamo tornare indietro di qualche mese, alla scorsa estate. La nota ricercatrice e botanica Madison J. L. De Laurentis ha organizzato una spedizione per ritrovare la leggendaria terra di Iperborea: noto mito della religione greca. “Una terra lontanissima situata a nord, un paese perfetto, illuminato dal sole splendente per sei mesi all’anno”. Il riferimento alla penisola scandinava era evidente. Grazie allo studio approfondito di alcuni testi, in cui venivano riportate le antiche tradizioni orali, la ricercatrice è stata in grado di delimitare la zona alle intricate foreste della Finlandia. Studiando i delicati equilibri tra flora e fauna di quei luoghi si è imbattuta in una pianta che si è poi rivelata essere una nuova genetica del Theobroma Cacao.
“Non potevo crederci, era scientificamente impossibile, eppure quello che avevo davanti era senza dubbio un albero di cacao carico di cabosse”, ha dichiarato ai giornali locali qualche giorno dopo il ritrovamento.
Come tutti ben sappiamo, caratteristica imprescindibile per la crescita di queste piante è il clima: la temperatura deve oscillare tra i 18 e i 32 °C. Al di sotto dei 18 °C gli alberi soffrono e non fruttificano. Pertanto pensare di scoprire una genetica in grado di sopportare un clima boreale, con massime di 10 °C nel periodo più caldo e temperature invernali ben inferiori allo zero, era impensabile.
A quanto pare la De Laurentis ha davvero scoperto l’Iperborea, una terra fatata in cui crescono gli alberi blu. Come potete vedere dalla foto, a differenza dalle abituali piante di cacao che tutti conosciamo, il fusto e le foglie sono di un colore cupo, più vicino al grigio che al verde, ma sfavillanti sono le cabosse (frutto del cacao) con tonalità che vanno dall’azzurro cielo al blu Puffo. Anche all’interno del frutto la mucillagine (sostanza che ricopre i semi di cacao) è leggermente azzurrognola, mentre i semi variano dal blu cobalto all’indaco.
A quanto sostiene la ricercatrice, subito raggiunta da un’equipe di colleghi per dedicarsi allo studio approfondito delle piante, le proprietà organolettiche non avrebbero nulla da invidiare alle genetiche di cacao già conosciute e apprezzate. Anzi, da alcune prove effettuate sul campo, questi particolari semi possono essere lavorati senza la fase di essiccazione. La pasta ottenuta ha diverse gradazioni di blu e un aroma che ricorda vagamente anice e ambrosia.
Lo studio attuale prevede di proseguire con i test genetici e sul campo per scoprire quale sia il segreto di tali piante in un clima così rigido. Alcuni vociferano di “magia” e “folletti”. Verità o leggenda? La De Laurentis rivela: “È una scoperta sensazionale che stravolgerà il mercato. Riuscite a immaginare un mondo in cui il cacao possa crescere ovunque?”
Al momento questi favolosi semi non sono ancora disponibili al pubblico, ma non vediamo l’ora di poterli assaggiare!
30 Marzo 2019: Earth Hour
Ora della Terra (Earth Hour) è un evento internazionale ideato e gestito dal WWF che ha come obiettivo quello di richiamare l’attenzione sui problemi legati ai cambiamenti climatici. Mediante un gesto semplice ma concreto, spegnere la luce per un’ora nel giorno stabilito, è la dimostrazione che insieme si può fare una grande differenza.
La prima edizione si è svolta nel 2007 a Sidney, ma rapidamente si è propagata in ogni angolo del pianeta, lasciando al buio piazze, strade e monumenti simbolo. Lo scopo è comune a tutti: manifestare insieme contro i cambiamenti climatici.
Ma cosa sono i cambiamenti climatici?
Si tratta di una conseguenza del riscaldamento globale. La scoperta del fenomeno risale alla fine del diciannovesimo secolo quando Svante Arrhenius, chimico e fisico svedese premio Nobel, illustrò per la prima volta la teoria secondo la quale l’anidride carbonica avrebbe un’incidenza sul clima, causando cioè i cambiamenti climatici.
Da quel momento in avanti, la consapevolezza che l’umanità ha un’influenza sul clima è andata crescendo.
Il cambiamento climatico evolve molto rapidamente e gli impatti sono sempre più seri e preoccupanti, soprattutto sulle specie animali e vegetali. Nella COP21 di Parigi, nel dicembre del 2015, si è però raggiunto un accordo storico che può segnare un’inversione di tendenza, a patto che si acceleri la decarbonizzazione, cioè l’abbandono dei combustibili fossili e il passaggio all’energia rinnovabile e a modelli di efficienza e risparmio energetico.
Per questo è di vitale importanza mobilitarci tutti, fare la nostra parte e pretendere l’intervento dei Governi. Le generazioni future hanno il diritto di ricevere in eredità un mondo pieno di vita.
“Salviamo la Terra! È l’unico pianeta con il cioccolato.”
Il gusto dell’Ancien Régime e la nascita della “Ciocco-Mania” in Europa
Ringraziamo il caro amico Sacha Guerra che ci racconta un nuovo interessante capitolo della storia del nostro prodotto preferito: il cioccolato.
Il cioccolato, già ritenuto sacro ai precolombiani, giunge in Europa a seguito della conquista spagnola del Nuovo Mondo e diventa presto oggetto di desiderio alimentato anche dal dibattito sul suo lecito consumo durante il periodo della Quaresima.
Se è ben nota la simbologia sacrale del cacao presso popoli quali: Maya, Inca e in primis gli Aztechi; interessante è anche analizzare la diffusione del cioccolato in Europa e il suo impatto sulla gastronomia, sull’arte dolciaria e sugli aspetti sociali.
Il cioccolato si diffuse nel Vecchio Continente per vie traverse. Giunse alla fine del ‘400 e la Spagna ne mantenne per lungo tempo l’esclusiva. Molti paesi rinomati oggi per la loro produzione, come la Svizzera, non avrebbero potuto costruire la loro fama se non attraverso la diffusione del cioccolato sia dalle regioni della penisola iberica, sia per l’importante contributo del nostro paese: l’Italia.
Particolare risalto ha l’epoca a cavallo tra il ‘600 e il ‘700: il cosiddetto Ancien Régime con i salotti della borghesia illuminista, in cui erano coinvolti sia realtà dipendenti dai domini meridionali appartenenti alla monarchia asburgica di Spagna, sia stati autonomi come la Serenissima Repubblica di Venezia, giunta all’ultima fase del proprio splendore.
È in Sicilia, precisamente nella città di Modica, dove arrivano i primi semi della pianta del “Serpente Piumato”. Viene importato il metodo di fabbricazione del cioccolato in uso agli antichi Aztechi, consistente nel macinare i semi su una pietra che prende il nome di metate. Ancor oggi tale lavorazione è tipica della zona, è infatti uno dei pochi luoghi al mondo in cui il cioccolato viene preparato con questo sistema tanto da prendere il nome di: cioccolato modicano. A tale lavorazione sono legate le prime barrette di cioccolato solido create attraverso la lavorazione “a freddo” nei cosiddetti “lanni” (formelle di latta a forma rettangolare) che consentono ai cristalli di zucchero di non sciogliersi dando la particolare consistenza “sabbiosa”.
Successivamente, il Cioccolato arriva a Firenze, già culla del Rinascimento, e anch’essa città fondamentale per la sua diffusione in Europa.
Il commerciante Francesco d’Antonio Carletti intuisce la grande portata economica del cacao e ne avvia l’importazione dall’America, concedendo poi alla famiglia mercantile lucchese dei Maionchi la distribuzione.
Il 1606 risulta essere un anno fondamentale: vi sono i primi dibattiti sul cioccolato, operati da importanti personalità quali lo stesso Carletti, ma anche Francesco Redi e Lorenzo Magalotti. Vi sono numerose testimonianze scritte riguardo questo periodo presso la Biblioteca Nazionale di Firenze.
La cioccolata entra di qui a poco come tema da trattare nei libri, come testimoniano numerosi scritti:
• 1680: Differenza tra il cibo e ‘l cioccolatte di Giovan Battista Gudenfridi
• 1723: Parere intorno all’uso della cioccolata di Giovan Battista Felici
• 1728: Lettera in cui si esaminano le ragioni addotte dall’Autore del primo parere intorno all’uso della cioccolata di Lorenzo Serafini
• 1728: Lezione accademica in lode della cioccolata di Giuseppe Avanzini
• 1728: Altro parere intorno alla natura, ed all’uso della Cioccolata disteso in forma di lettera di Francesco Zeti
Il matrimonio della principessa Caterina Michela di Spagna con Carlo Emanuele I di Savoia importa il cioccolato a Torino che diverrà la capitale italiana del cioccolato a partire dal 1800.
Un così alto successo porta gli italiani a scontrarsi con la concorrenza spietata dei mercanti olandesi, che hanno nel frattempo strappato agli spagnoli il primato del commercio del cacao. Ma questa guerra commerciale non intacca la diffusione trionfale del cioccolato in Europa.
Venezia è la tappa successiva dove la gloria del cacao trova spazio con un altro prodotto molto ricercato già all’epoca: il caffè. Le botteghe del caffè sono anche botteghe della cioccolata, dove nasce ufficialmente anche l’arte cioccolatiera con la creazione e diffusione di numerose varianti della ricetta, che vede perfino diffusione sui giornali e viene definita una panacea miracolosa.
La Francia è il secondo tassello della conquista europea del cioccolato: Anna d’Austria lo introduce nel paese nel 1615 e diviene ben presto uno degli alimenti principali della corte del Re Sole.
Le sale dorate di Versailles dove spiccano i dipinti di Charles La Brun, gli specchi dei mastri vetrai di Murano chiamati da Colbert per la maestosa “Galleria degli Specchi” e la superba musica di Jean Baptiste Lully, fanno spazio a una arte culinaria già senza eguali.
Accanto a marzapani, amaretti, millefoglie, crema al pistacchio ecc. trionfa anche il cioccolato aromatizzato con vaniglia o cannella, anche per merito della regina Maria Teresa d’Austria, e viene addirittura pubblicato a Parigi, nel 1687, il pamphlet “Le bon usage du the, du caffè et du chocolat”.
Molti sono coloro che vanno ad aumentare la già vasta schiera di ammiratori tra i quali ricordiamo:
• Madame de Maintenon la sposa morganatica del Re Sole;
• Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, che viaggiava sempre col suo cioccolatiere personale;
• Voltaire che sembra bevesse una dozzina di tazze di cioccolata al giorno per combattere la debolezza in tarda età;
• Carlo Goldoni nelle sue commedie elogia in vario modo la bevanda (non a caso una commedia è intitolata la Bottega del Caffè);
• Giacomo Casanova ne faceva uso per gli effetti afrodisiaci.
Leggere fa bene alla salute… soprattutto nel mondo del cioccolato
L’altro giorno, su un social network, mi è passata davanti l’ennesima sponsorizzazione di una azienda produttrice di cioccolato cosiddetto industriale. A caratteri cubitali si esaltavano la qualità e la naturalezza del prodotto e, in calce, centinaia di persone avevano commentato in modo entusiastico: circa 7000 mi piace in una giornata e più di 200 commenti.
Sono allora andata su alcuni siti aziendali e ho cercato gli ingredienti di questo e di altri prodotti simili. Per lo più si parla di cioccolato finissimo al latte, che non supera il 30-34%, composto da: zucchero, burro di cacao, latte intero in polvere, pasta di cacao, lecitina di soia e vanillina (una aldeide aromatica contenuta nella vaniglia e in altri vegetali spesso ormai prodotta sinteticamente); in più zucchero, olio di palma, altri grassi e altri aromi artificiali ecc. La percentuale vera di cacao nella maggior parte dei casi non viene nemmeno specificata.
7000 italiani, su questo social network, sono convinti che questo sia il “vero” cioccolato e il più “buono” in commercio. Nel mondo reale, al di fuori della “rete” Internet, sicuramente sono anche molti di più, convinti di dare ai loro figli un’ottima merenda ogni giorno. Un prodotto composto da grassi, zuccheri, elementi chimici e con una bassa percentuale di cacao, spesso di qualità scadente.
Premesso che ognuno è libero di mangiare ciò che preferisce, dobbiamo però essere consci di come ci alimentiamo.
Questi dati la dicono lunga sull’idea di qualità nel mondo del cioccolato. In realtà, in un buon cioccolato fondente le voci negli ingredienti sono al massimo quattro o cinque: massa di cacao, burro di cacao, zucchero, un eventuale emulsionante naturale, come la lecitina di soia o girasole, e aromi naturali come la vaniglia. Niente altro. Mi è capitato di assaggiare tavolette con solo tre ingredienti, ad esempio la linea fondente di Marou o addirittura con due soli ingredienti, come alcune tavolette di Cacaosuyo: massa (ovvero ciò che si ottiene dalla lavorazione delle fave, semi di cacao) e zucchero.
Allora perché non scegliere un prodotto salutare? Semplice, la gente non legge.
Quando faccio la spesa e mi appresto a comprare un nuovo prodotto, controllo sempre gli ingredienti e la tabella nutrizionale. Sia confrontandomi con la mia famiglia, sia guardandomi attorno al supermercato, mi sono resa conto che non è un’abitudine comune. Le persone si soffermano sulle scritte in grande, su quello che promette l’azienda con elaborate tecniche di marketing; non leggono le scritte in piccolo e non confrontano i prezzi/grammi. Così si ritrovano ad acquistare tavolette di cioccolato di pessima qualità, magari attirati soltanto dall’offerta… credendo siano il meglio del mercato.
Leggere, invece, in questo caso fa proprio bene alla salute! Controllate sempre gli ingredienti e non lasciatevi ingannare da sostanze che ricordano il prodotto naturale, ma che in realtà di naturale non hanno nulla, come la vanillina citata sopra. Optate per cioccolato ad alta percentuale (minimo 60% per il fondente), anche per quello al latte (minimo 40%), e per le aziende che garantiscono il rispetto per l’ambiente e le persone in ogni fase di lavorazione.
Infine, un po’ come si fa per il vino, fatevi due conti mentali: se la tavoletta costa meno di 1 euro e comprende: le lavorazioni, i costi aziendali, il packaging e la distribuzione… che qualità avranno gli ingredienti usati per produrla?
Leggete di più e comprate responsabilmente.
Quanto vale la qualità?
Da quando ho iniziato ad apprezzare il cioccolato di alta qualità la mia vita è cambiata. Ero una forte consumatrice di barrette al latte e creme spalmabili industriali e il passaggio non è stato semplice. Lo ammetto, all’inizio l’idea di pagare 4,50 € o più per una barretta da 50 g, che per me significava lo spuntino di una mezz’ora, e per di più fondente, era folle: non potevo certamente permettermi di spendere così tanto!
Una mia amica, ora anche collega, ha iniziato a viziarmi con le tavolette con inclusioni di frutta di Pacari. Me le regalava a ogni occasione con l’intento di farmi apprezzare il cioccolato di livello superiore. Una delle prime, lo ricordo come fosse oggi, è stata la barretta Cherry 60% cioccolato Ecuador con l’inclusione di ciliegie. Sicuramente una tra le più “dolci” di Pacari. L’aveva scelta per rendere meno “traumatico” il passaggio dalle mie terribili abitudini. Beh, l’ho finita in un attimo e ne volevo ancora. Ammetto però che per smettere definitivamente di acquistare cioccolato industriale è servito un po’ più di tempo.
Ho iniziato a “mangiare responsabilmente” il cioccolato da circa un anno e mezzo, ovvero da quando ho capito cos’è davvero il cioccolato di qualità e che differenza c’è con quello industrializzato.
Quando oggi mi capita di assaggiare dolci preparati da amiche, puntualizzano: “Ma guarda che l’ho fatto con il cioccolato da supermercato, eh! Non criticare.” È accaduto proprio ieri sera, mi hanno offerto dei brownie secondo me rovinati dalla qualità scadente del cioccolato. Ho chiesto alla cuoca come mai non optasse per un prodotto di qualità superiore e la risposta è stata incerta per concludersi con un “sarebbe sprecato in un dolce”. Buffo a sentirsi poiché lo pensavo anch’io tempo fa.
Mi ha fatto cambiare idea la conoscenza approfondita del mondo del cacao. Capire cosa significa coltivare in modo sostenibile e non con alberi o persone “sfruttate” o addirittura con colture modificate geneticamente per produrre di più, comprendere il processo di fermentazione ed essiccazione fatto con criterio, in un ambiente “sano” e le lavorazioni successive con il minimo “stress” delle fave. Tutto questo fa la differenza e si sente nel gusto.
Se per preparare la nostra torta scegliamo le uova di galline allevate a terra, il latte bio e la frutta di un certo tipo, perché ci accontentiamo di un cioccolato di qualità scadente, privo di aromi e in cui prevale solo un gusto amaro? La mia risposta alla cuoca, ieri, è stata: “Perché devi tenere alla tua salute e alla qualità di quello che mangi.” È rimasta basita.
Ripenso a quella me di due anni fa, che trangugiava quantità spropositate di barrette al latte industriali, e guardo come mangio oggi: un pezzetto per volta, non una barretta per volta, e facendolo sciogliere lentamente il cioccolato, in modo da assaporare tutti gli aromi. Perché la qualità va gustata piano.
Sono cambiata in meglio e la mia salute non può che ringraziare.
Lorena
Giornata Internazionale delle Donne Rurali
Dal 2007, il 15 ottobre è la Giornata Internazionale delle Donne Rurali grazie alla risoluzione 62/136 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha voluto evidenziare “il ruolo chiave delle donne rurali nel promuovere lo sviluppo rurale e agricolo, contribuendo alla sicurezza alimentare e allo sradicamento della povertà rurale”.
Non è un caso che sia nella stessa settimana in cui le Nazioni Unite celebrano il 16 ottobre la Giornata Mondiale dell’Alimentazione e il 17 ottobre la Giornata Internazionale per lo Sradicamento della Povertà.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite vuole promuovere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne rurali, perché possano accedere al controllo delle terre e partecipare alla formulazione delle leggi e dei programmi su tutte le questioni che le riguardano.
Le donne rurali hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle società in cui vivono e per la produzione del cibo, ma devono affrontare quotidianamente discriminazioni e sono costrette spesso a vivere in condizioni durissime, invece di essere valorizzate come motore di ricchezza.
È necessario un serio investimento nella formazione di queste donne che potrebbero diventare le prime promotrici della produzione di cibo sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
Dare un volto e una voce a queste donne diventa oggi più che mai di fondamentale importanza perché è chiaro che solo una agricoltura attenta all’ecosistema in cui è integrata sia la speranza per un futuro in cui tutti possano avere accesso al giusto sostentamento alimentare.