L’Ambrosia del Serpente Piumato: le origini mitologiche del Cacao
Siamo felici di ospitare oggi un articolo del carissimo Sacha Guerra che ci racconta le origini mitologiche del Cacao.
Il Cacao è sicuramente un vanto dell’America centro meridionale. Tant’è vero che la cioccolata era considerata una bevanda ad appannaggio solo dei ceti più elevati delle civiltà precolombiane. Abbiamo numerose testimonianze, dei periodi di dominazione Maya e Azteca, con le descrizioni del sovrano e dei suoi dignitari che consumano una bevanda derivata dai semi del cacao; bevanda insaporita in particolar modo con altri due ingredienti: la vaniglia e il miele.
Questo breve preambolo storico e socio-antropologico è necessario al fine di comprendere meglio l’importanza del Cacao presso tali antiche civiltà; in particolar modo il suo legame con la mitologia e la cosmogonia del popolo azteco.
Al cacao infatti si legano diversi miti, uniti dalla comune presenza del dio Quetzalcóatl: il Serpente Piumato, una delle principali divinità azteche, al cui credo si dovrà la futura conquista del “Nuovo Mondo”. Leggende che presentano anche una interessante somiglianza con i miti greco-romani di Prometeo e di Tantalo: ovvero la coraggiosa divulgazione di un dono prezioso appartenente al mondo degli dei che porterà a un doloroso sacrificio punitivo.
La prima leggenda narra che ai tempi in cui in Messico dominava Quetzalcóatl, un principe partì per la guerra e mise al sicuro le proprie ricchezze, dopo aver fatto giurare alla moglie Xoco di non rivelare a nessuno il segreto, a costo della sua stessa vita. Il tempo passava e il principe non faceva ritorno, ma la sua sposa gli rimaneva fedele. Una notte giunsero i nemici e la principessa Xoco preferì morire pur di non infrangere il suo giuramento. Il padre Sole e la madre Terra decisero che il sacrificio di Xoco dovesse essere ricordato in eterno. Trasformarono il corpo della giovane nel tronco di un albero, i suoi capelli in rami e in foglie, e il suo sangue in un frutto dai semi rossi, amari come il suo dolore e protetti da un guscio forte come il suo coraggio e la sua virtù: una metafora dell’amore stesso, sentimento che racchiude in sé gioia e sofferenza.
Secondo un altro mito Quetzalcóatl divenne il primo re degli Aztechi, insegnando agli uomini a raccogliere i frutti del Cacao e a macinarne i suoi semi, per ottenere una profumata bevanda da insaporire con erbe e spezie. Sotto consiglio del dio-re anche la divinità della pioggia Tlaloc e Xochiquetzal, la dea della fertilità, aiutarono gli uomini a beneficiare dei frutti della pianta divina. Quando la forma “umana” del Serpente Piumato si ammalò, gli altri dei, adirati perché aveva donato agli uomini un alimento riservato solo a loro, incaricano Tezcatlipoca, dio dell’Oscurità e astuto fratello dello stesso Quetzalcóatl, di punirlo. Tezcatlipoca convinse il dio a bere un liquido preparato da lui a base di pulque, un fermentato del succo dell’agave. La pozione rese ubriaco il dio Quetzalcóatl rendendolo ridicolo agli occhi degli uomini che gli voltarono le spalle. Una volta risvegliatosi Quetzalcóatl notò con enorme dispiacere che le piante di cacao, abbandonate dagli uomini, si erano rinsecchite. Infastidito e turbato, il Serpente Piumato lasciò per sempre la Terra scomparendo nel mistero al di là del mare. Prima della sua partenza però alcuni semi di cacao gli caddero dalle tasche e rigenerarono le piante di cacao.
Il dio promise che sarebbe tornato dal suo esilio nell’anno del Ce-acatl, con l’intenzione di riprendersi il proprio regno. Questo evento verrà mal interpretato da Montezuma II nel 1519, quando vide comparire delle navi all’orizzonte. Purtroppo non è il Serpente Piumato a presentarsi, ma uomini ammantati di metallo e strani bastoni tonanti, guidati da un bianco di nome Hernàn Cortés. Alle presunte divinità sono offerti preziosi doni quali: oro, argento, pietre preziose e cesti pieni di semi di cacao, che viene usato anche come merce di scambio, in quanto tesoro da difendere.
Quel che gli Aztechi non possono immaginare è che il cacao sarà ancora una volta dolce e al tempo stesso amaro. Viene infatti fatto conoscere nella “Vecchia Europa” con un successo che vive ancora oggi, ma al prezzo dell’atroce genocidio delle genti delle terre da cui proviene: falciate da guerre, razzismo, schiavitù, malattie e fanatismo.
Il Cacao per la seconda volta paga il prezzo della sua bontà con il sangue.